I veri evasori usano il contante? (Terza Parte)

I veri evasori usano il contante?
Ecco perché i più grandi evasori vogliono convincerci ad utilizzare la moneta elettronica.

Nella Prima Parte dell’articolo ci siamo fatti qualche domanda per cercare di capire chi siano i veri evasori fiscali e nella Seconda Parte abbiamo iniziato a fornire qualche esempio nostrano in relazione ai grandi evasori d’imposte.
Tanto per citare un esempio a livello internazionale, vogliamo ricordare il caso di HSBC, colosso bancario inglese, colpevole di aver riciclato miliardi di dollari provenienti dal narcotraffico messicano. Anche in questo caso, la banca ha ricevuto un trattamento di favore, ritardandone il processo «per non destabilizzare il sistema».
Diventa sempre più chiaro che il problema non sia essere o meno evasori fiscali, quanto essere o meno delle banche.

Chi finanza la War on Cash, la guerra al contante? Le Banche. Chi ci guadagna? Ovviamente le banche. Infatti uno dei motivi per cui vogliono imporci l’uso della moneta elettronica è che i banchieri ci guadagnano di più con le commissioni sulle transazioni elettroniche. Questo naturalmente non lo dicono alle persone.
Come ha ribatito più volte il professor Beppe Scienza (laureato in matematica e studioso del risparmio): «Le banche guadagnano su tutti i pagamenti, salvo quelli in contanti. Per questo vogliono colpevolizzare chi li usa. Con le carte di credito, bancomat e compagnia bella, lucrano le provvigioni addebitate ai negozianti, le commissioni sui movimenti di conto corrente, gli interessi (fino al 24,9% annuo) sulle carte di revolving, ecc… Inoltre costringono la gente a tenere i soldi sul conto, senza corrispondergli praticamente nessun interesse».

Anche il sito rischiocalcolato.it ha spiegato in modo chiaro quali siano i veri motivi della lotta al contante e chi sia, in realtà, a guadagnarci: «Prendiamo alcuni dati di partenza:
1) 100€ trasformati in impulsi digitali.
2) Le commissioni “normali” che ciascun negoziante paga al sistema bancario per l’utilizzo di un POS, la macchinetta che legge i bancomat e le carte di credito. Facciamo una media di 0,8% per transazione. Cosa succede ai nostri 100€ dopo 100 transazioni? Al 100esimo passaggio i 100€ sono diventati 44,79€, le banche si sono prese 55,21€ sui 100€ iniziali.
Bene signore e signori, eccovi calati nel magico mondo della lotta al contante per distruggere l’evasione fiscale e le mafie.
Dopo solo 100 passaggi ad un POS le banche hanno requisito all’economia il 55,21% della ricchezza iniziale immessa nel sistema per transazioni attravereso i POS.
Le Mafie continueranno serenamente ad accettare contante e a depositarlo oltre confine (diciamo che la misura di lotta al contante ha anche un aspetto educativo per la mala), l’11% di evasione fiscale legata al contante continuerà ad accettare contante e a depositarlo oltre confine oppure lo spenderà nel fiorente mercato nero che, vi posso assicurare, fiorirà in ogni angolo di strada.
L’89% di evasione ed elusione fiscale, non verrà toccato anche perché il grosso proviene da attività proprie del sistema bancario». Ricordiamo infatti i già citati esempi relativi alle frodi fiscali contestate a Corrado Passerà di Banca Intesa SanPaolo e quelle di Alessandro Profumo di merda, ex amministratore delegato di Unicredit e presidente del Monte dei Fiaschi di Siena.

Questi truffatori di professione chiamati banchieri e tutta la cricca elitista massonica mondiale, pur di far passare l’idea della moneta elettronica, sono arrivati ad inventarsi di tutto. In Svezia, dall’estate scorsa, tre delle quattro maggiori banche del Paese hanno iniziato a non accetare o rilasciare banconote. Addirittura le chiese luterane svedesi hanno installato i kollektomat all’entrata, praticamente dei POS adibiti a raccogliere offerte ed elemosine.
Peter Borsos (già il nome la dice lunga), portavoce della Swedbank, ha dichiarato con orgoglio: «Stiamo attivamente riducendo il contante nella società», rifilando la solita serie di fregnacce per giustificare il passaggio alla moneta elettronica, per esempio lodandone la maggior sicurezza nei pagamenti e la riduzione del pericolo di furti e rapine. Fino a sfornare la scusa più assurda, da perfetto venditore e piazzista, giocandosi la carta “verde”: «Il trasporto del denaro su automezzi blindati produce centinaia di tonnellate di gas serra; noi soli della Swedbank emettiamo 700 tonnellate di biossido di carbonio per questo, con un costo per la società di 11 miliardi l’anno».  Ma andate a cagare ipocriti.
Le banche hanno investito e finanziato qualsiasi attività, anche le più impattanti dal punto di vista ambientale, pur di trarne profitto, senza considerare il traffico e la produzione di armi (si veda, ad esempio, BNL) e ora si spacciano per ambientalisti.
C’è da dire che in Svezia, non essendo ancora obbligatorio il passaggio alla moneta elettronica, non tutte le banche hanno aderito alla caccia alle streghe relativa al contante. La Handelsbanken infatti, la più grande banca del Paese, accetta ancora volentieri i contanti, considerando che si sono visti arrivare i clienti delle altre banche, come ha dichiarato Kai Jokitulppo, il capo dei servizi privati del colosso bancario: «Finché i nostri clienti chiedono banconote, è nostro compito, come banca, fornirle».

L’evidente lavaggio del cervello a cui ci stanno sottoponendo per obbligarci all’uso della moneta elettronica non ha come unico obiettivo quello di spremerci come vacche da mungere. Ci sono delle motivazioni ancor più inquietanti, senza considerare i pericoli dei soldi virtuali insiti nell’uso delle nuove tecnologie. Volete sapere chi è ad ammettere la superiorità delle vecchie banconote e perché i soldi che avete in tasca o nel conto corrente sono già stati evasi al Fisco? Seguiteci nella Quarta Parte dell’articolo!

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12 risposte a I veri evasori usano il contante? (Terza Parte)

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  2. raimondorizzo ha detto:

    Preciso,congruo,illuminante.

    • sporchibanchieri ha detto:

      Ci sarebbe tanto da dire. Per esempio del nero del faceto nero (aspetta e spera, che l’oro si avvicina) mescolato al nero del papa nero relativo alla Profima Sa della lista nera. Altro che il nero dell’idraulico o del nero raccoglitore di pomodori in nero.

  3. Roberto Proietti Checchi ha detto:

    Complimenti per il lavoro che avete svolto, anche se la quarta parte non è linkabile, ottimo articolo spiegato in maniera semplice leggera e comprendibile, peccato che non la vogliono comprendere. bravi davvero!

  4. Francesco Mingolla ha detto:

    Sicuramente le banche costano troppo e sicuramente il falso in bilancio nonché i lavori in nero costano perché impongono a chi non può sfuggire un aumento dell’ imposizione fiscale ma certo avremmo bisogno di un ente autorevole che stabilisca : chi è come è quanto evade e chi invece specula sui dati per aumentare il numero di finanzieri l’ evasione dichiarata ma non esigibile perché falsa vedi equitalia. Insomma quando tutto é volutamente incerto tutti hanno ragione.

    • sporchibanchieri ha detto:

      Si, siamo tutti d’accordo nel combattere i parassiti (a parte i parassiti stessi). Il più grande falso in bilancio lo commettono le banche, in particolare quelle centrali. Aspetta la pubblicazione della Quarta e Quinta parte dell’articolo e dicci se non ti sembrerà inquietante.
      Grazie del commento, speriamo sia solo il primo!
      Un saluto

  5. Mauro Poggi ha detto:

    Ottimo! Aspetto quarta parte, grazie 🙂

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